venerdì 2 luglio 2010

Uguale a te? No, grazie!



Ieri, visionando un video sulla disabilità, o meglio, su una presunta richiesta di uguaglianza tra "normoabili" e disabili, mi sono sinceramente urtato, nonchè offeso.
Io faccio, o potrei fare, tutto quello che fa un normoabile medio (ovvio, non mi paragono a sportivi o artisti) e adesso ve lo dimostro.
Un normoabile cammina? Anch'io. Lui sulle gambe, io sulle ruote.
Un normoabile nuota? Anch'io... almeno prima della tracheotomia (che non mi è indispensabile).
Un normoabile guida un'auto? Anch'io posso, mancano i soldi per l'acquisto della vettura, ma potrei (i soldi non dipendono dalla disabilità).
Un normoabile fa sesso? Anch'io, in modi e posizioni diverse, ma non mi astengo.
Un normoabile si veste, va al bagno, si lava? Anch'io, ma con l'aiuto di chi pago o di chi mi vuol bene. Apriamo una piccola parentesi: al mondo centinaia di migliaia di normoabili, sia uomini che donne, sono costretti a pagare per ottenere affetto, sesso o ascolto. Ergo se io pago per essere pulito e vestito, ciò non mina la mia autostima, cosa che invece accadrebbe nei sovracitati casi.
La verità è che io compio tutte queste azioni in maniera diversa, perchè siamo diversi!
L'ultima frase del video è quella che mi ha davvero infastidito.
Cito: "L'unica differenza tra noi (normoabile e disabile) è che tu mi vedi diverso, io ti vedo uguale a me. "
La cosa che mi irrita è che, nascosta in questa frase, ci sia una supplichevole richiesta di uguaglianza.
Io non voglio essere come un normoabile! Io voglio essere me stesso!
Perchè questa rincorsa alla normalità (ammesso che esista)? Perchè cercare l'omologazione? Perchè rinnegare se stessti?
Siamo diversi, tutti, e meravigliosi in quanto tali.
Credo che questo sia uno dei motivi per cui i disabili non riescano ad emergere nella società. Proprio per questa insana voglia di essere "confrorme al parametro".
Avrete notato che ho parlato solo ed esclusivamente in prima persona. L'ho fatto proprio per evitare di generalizzare e per conservare la mia singolarità, ma credetemi se vi dico che conosco tanti disabili che non hanno nulla da invidiare ad un normoabile.
Prima tra tutti la nostra Anita!

2 commenti:

  1. Che tu sia assolutamente unico (fortunatamente) è un affermazione che trova tutti concordi, ma nello specifico condivido anche le tue considerazioni.
    Mi piacciono le differenze e le mille sfaccettature delle persone; ne abbiamo parlato mille volte, rimarcando come anche all'interno dello stesso micro-ambiente della disabilità sia poi facile dimenticare le persona e accorpare tutto a seconda (e sotto) l'etichetta fornita dalla patologia.
    Pensare per gruppi è facile perché consente generalizzazioni e scorciatoie al nostro modo di ragionare, considerare il singolo è molto più faticoso, sia nello strutturare il pensiero sia nella dialettica che diventa decisamente impegnativa.

    Bye bye
    Lu

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  2. Post illuminante, sotto tutti i profili. Il desiderio di essere uguale ad altri è una forma di massificazione, e di spersonalizzazione. Più che un'evoluzione una involuzione. Ma del resto la società moderna accetta sempre meno le voci fuori dal coro, per cui chi non è uguale agli altri diventa un estraneo, financo un nemico.

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