mercoledì 21 luglio 2010

Dalle camicie rosse all'agenda rossa...



Le camicie rosse di Garibaldi segnarono la nascita dell'Italia, l'agenda rossa di Borsellino segnò la fine dell'Italia. Io nel 1992 avevo 3 anni, non capivo e non sapevo nulla di cosa succedeva, non ho ricordi di questa "tragedia". A noi Italiani le tragedie piacciono, ci piace elogiare i morti e rimpiangerli, ci piace un pò meno combattere al fianco dei vivi, questo lo sò, l'ho imparato. Le parole del figlio di Borsellino mi gelano il sangue, le parole di Emilio Fede anche. Stesso effetto. Il profondo rispetto per uno STATO che ha tolto tutto da parte di Manfredi Borsellino e il profondo disprezzo per un uomo che allo STATO ha dato tutto, tutto nel vero senso della parola dopo la vita non si può dare più niente, da parte di Emilio Fede, mi fa impazzire questa Schizofrenia Italiana. Pensando alla situazione Italiana mi viene in mente una sola immagine, "la marea nera" che si è riversata in America. La marea nera ha invaso all'improvviso tutto l'oceano, tutti sono corsi ai ripari cercando di salvare tutto il salvabile ma ormai era tardi,il petrolio ha ricoperto tutto e non si può pulire, ci si prova ma non si può. Si prova a tappare la falla ma non ci si riesce. La mafia è come una piattaforma petrolifera che trivella lo stato, noi non c'è ne accorgiamo perchè le trivellazioni sono lontane dai nostri occhi, l'unico momento in cui ci accorgiamo di qualcosa è quando ormai è troppo tardi. Falcone e Borsellino sono morti come i pesci,a causa di una "cosa" nera che li ha ricoperti e resi irriconoscibili. Ci raccontiamo che si sono sacrificati per lo STATO e che ci hanno lasciato una lezione importante, ed è tutto vero in teoria, ma la lezione non l'abbiamo imparata e lo stato gli ha sacrificati come agnellini ad un Dio vendicativo.Il rosso è un colore che fa parte del nostro paese, rosso passione, vino rosso, rosso sugo e rosso sangue, tanto sangue versato per l'Italia. Caro Fede l'agenda rossa di Borsellino non è rosso comunista è rosso sangue, il suo sangue.Chiudo con le parole di Manfredi Borsellino che più mi hanno colpita.

Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre;

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