giovedì 29 aprile 2010

L'uomo nero



Avni Er, vi dice niente questo nome? Forse ad alcuni si.Avni Er, che ha lasciato la Tunisia nel 1982 all'età di 11 anni e che non vi è mai ritornato, è stato arrestato il 1° aprile 2004 nell'ambito di un'operazione di polizia internazionale contro persone sospettate di reati di terrorismo. É stato condannato nel dicembre 2006 da una corte d'Assise di Perugia per la sua appartenenza all'organizzazione illegale Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (Dhkp-c) e condannato a sette anni di carcere ed espulsione.Lasciando un secondo il caso specifico di Avni,pensiamo alla condizione dello straniero quando arriva in Italia.Deve guadagnarsi la fiducia e il pane, ma come si guadangna la fiducia uno straniero,in un paese sempre più razzista? E' impresa ardua,se non impossibile. Il pane forse è più semplice da guadagnarsi, basta cedere e diventare schiavi.Peccato che non sia riconusciuta come professione "lo schiavo" altrimenti un sacco d'immigrati sarebbero regolari nel nostro Bel Paese. Più o meno un anno fa tra Italia e Malta si sfiorò la crisi diplomatica per il salvataggio di un barcone di immigrati,lasciato a largo da entrambe le nazioni. Giorni e giorni a largo,senza assistenza con donne,bambini, violando centomila convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo.L'Italia si prese una bella condanna,ma l'orrore rimane. A un anno di distanza l'Italia si è presa un'altra bella condanna dall'unione europea,proprio per il caso di Avni Er.Amnesty International aveva chiesto all'Italia di non rimpatriare Avni per rischio che subisca torture o maltrattamenti e in base al principio di diritto internazionale di non-refoulement, l'Italia non deve rinviare nessuno in un paese nel quale potrebbe rischiare la tortura o altri maltrattamenti o ogni altro tipo di violazione dei diritti umani.Ad un anno di distanza ci siamo aggiudicati quest'altra bella condanna. Direi che di anno in anno peggioriamo.Vi lascio con la condanna della corte di Strasburgo.


Corte di Strasburgo:
Violato dall'Italia l'art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo che stabilisce che nessuno può essere sottoposto a tortura (Sentenza Trabelsi c. Italia, 13 aprile 2010).
La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato oggi l'Italia per l'espulsione di Mourad Trabelsi, l'ex imam di Cremona, in Tunisia, suo Paese natale. Secondo i giudici di Strasburgo le autorità italiane, rinviando Trabelsi in Tunisia, hanno violato l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che stabilisce che nessuno può essere sottoposto a tortura o maltrattamenti
Le autorità italiane e quelle tunisine, secondo la Corte, non sono state in grado di dimostrare che da quando l'uomo è detenuto nelle carceri della Tunisia non abbia subito maltrattamenti. I giudici della Cedu sottolineano che nè la firma di trattati internazionali da parte della Tunisia, nè le leggi di questo Paese sono sufficienti a far ritenere che non esista un rischio concreto che Trabelsi, condannato per l'appartenenza in tempo di pace a un'organizzazione terroristica, non sia sottoposto a maltrattamenti. Inoltre, la Corte sottolinea che le affermazioni fatte dalle autorità tunisine sullo stato di salute di Trabelsi non sono corroborate da prove mediche e non dimostrano quindi che l'uomo non ha subito trattamenti contrari a quanto previsto dall'articolo 3 della convenzione. I giudici di Strasburgo hanno stabilito che l'Italia, che ha espulso Trabelsi nonostante la Corte le avesse imposto di non farlo, dovrà corrispondere all'uomo 15mila euro per danni morali e 6mila per le spese sostenute.

Nessun commento:

Posta un commento