giovedì 29 luglio 2010

Parolandia (parte 4°)




Enjoy it

Ricordo che una mia amica parola mi raccontò dell'esistenza delle persone mute e delle persone che non riescono a parlare per altri motivi, ricordo che rimasi scioccata.Questa mia amica mi raccontò di essere stata nella testa di una ragazza muta per un mese, non era sola c'erano tantissime altre parole insieme a lei soffrivano tutte, intrappolate in quella ragazza che poteva esprimerle solo a gesti.La mia amica si riteneva però fortunata poichè lei aveva avuto la fortuna di sentire la voce di quella ragazza, si perchè nella sua testa diceva le parole che poi ripetava a gesti. A volte siamo davvero fortunate,conosciamo parti intime e bellissime delle persone, come quando veniamo scritte in un diario segreto e custodiamo i segreti e l'emozioni. Altre volte conosciamo la parte peggiore delle persone, la falsità e l'ipocrisia. La gente ipocrita solitamente ci "usa" come gomme da masticare, ci mastica fingendo di mangiare e poi ci sputa. La gente falsa invece non ci sa usare molto bene, solitamente è falsa verso gli altri ma anche verso se stessa,ci usa un pò come un placebo. A dire il vero parecchie volte noi parole abbiamo la funzione placebo.A volte siamo invece una e vera propria medicina che cura ferite, ricostituisce e restituisce energia vitale.Oggi però sono stanca, sono la famosa parola stanca, vado a riposarmi un pò che è meglio, noi non andiamo mai in ferie. A presto.

venerdì 23 luglio 2010

Salutino

Vi saluto per qualche giorno vado in vacanza con le amiche fino a martedì. See you soon.

mercoledì 21 luglio 2010

Dalle camicie rosse all'agenda rossa...



Le camicie rosse di Garibaldi segnarono la nascita dell'Italia, l'agenda rossa di Borsellino segnò la fine dell'Italia. Io nel 1992 avevo 3 anni, non capivo e non sapevo nulla di cosa succedeva, non ho ricordi di questa "tragedia". A noi Italiani le tragedie piacciono, ci piace elogiare i morti e rimpiangerli, ci piace un pò meno combattere al fianco dei vivi, questo lo sò, l'ho imparato. Le parole del figlio di Borsellino mi gelano il sangue, le parole di Emilio Fede anche. Stesso effetto. Il profondo rispetto per uno STATO che ha tolto tutto da parte di Manfredi Borsellino e il profondo disprezzo per un uomo che allo STATO ha dato tutto, tutto nel vero senso della parola dopo la vita non si può dare più niente, da parte di Emilio Fede, mi fa impazzire questa Schizofrenia Italiana. Pensando alla situazione Italiana mi viene in mente una sola immagine, "la marea nera" che si è riversata in America. La marea nera ha invaso all'improvviso tutto l'oceano, tutti sono corsi ai ripari cercando di salvare tutto il salvabile ma ormai era tardi,il petrolio ha ricoperto tutto e non si può pulire, ci si prova ma non si può. Si prova a tappare la falla ma non ci si riesce. La mafia è come una piattaforma petrolifera che trivella lo stato, noi non c'è ne accorgiamo perchè le trivellazioni sono lontane dai nostri occhi, l'unico momento in cui ci accorgiamo di qualcosa è quando ormai è troppo tardi. Falcone e Borsellino sono morti come i pesci,a causa di una "cosa" nera che li ha ricoperti e resi irriconoscibili. Ci raccontiamo che si sono sacrificati per lo STATO e che ci hanno lasciato una lezione importante, ed è tutto vero in teoria, ma la lezione non l'abbiamo imparata e lo stato gli ha sacrificati come agnellini ad un Dio vendicativo.Il rosso è un colore che fa parte del nostro paese, rosso passione, vino rosso, rosso sugo e rosso sangue, tanto sangue versato per l'Italia. Caro Fede l'agenda rossa di Borsellino non è rosso comunista è rosso sangue, il suo sangue.Chiudo con le parole di Manfredi Borsellino che più mi hanno colpita.

Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre;

Parolandia (parte 3°)



Enjoy it

"Sei diverso" frase che dimostra abbastanza bene ciò che ho già detto svariate volte, ossia che le parole cambiano in base a come vengono dette e da chi vengono dette. La frase "sei diverso" può avere tantissimi valori restando sempre la stessa cosa, puoi essere diverso come patner, accezione positiva, puoi essere diverso da come eri prima,in meglio o in peggio e poi puoi essere diverso nel colore della pelle,nella religione, nella lingua, nel fisico. La diversità è qualcosa che ci serve, ci serve come mezzo di parogone con la normalità, si perchè la normalità esiste, esiste eccome, normale è tutto ciò che non ci stupisce, che diamo per scontato, che non ci preoccupa, che ci rende impassibili, tutto ciò è normale, il resto è DIVERSO, in tutte le sue eccezioni. Torniamo a Fede, come vi dicevo adesso ha 11 anni è in una fase in cui usa le parole come armi, per provocare, si diverte nel vedere le reazione delle persone alle sue provocazioni e le persone molto spesso si divertono a farsi provocare.Io sono una 1° parola che si comporta bene, non tutte seguono i propri bimbi, ma io a Fede mi sono affezionata. So che state pensando "bè ci parla 2 ore della diversità e poi non ci dice in cosa consiste la diversità di Federico" è realmente importante? Cambia qualcosa sapere cos'è che lo rende diverso? Vi basta sapere che lo è. Noi parole non abbiamo nemici, o meglio non abbiamo antagonisti, forse la violenza fisica è l'unica cosa che ci mina, anche se generalmente si scatena a causa "nostra".Quando falliamo "noi"allora entra in gioca la violenza fisica, è un principio quasi scientifico direi. C'è anche un "fisico" buono,anche quello entra in campo quando noi falliamo,un abbraccio. Vi devo salutare come al solito.A presto.

giovedì 15 luglio 2010

Parolandia (parte 2°)





Enjoy it

Il "mio" bambino si chiama Federico, ora è grandicello ha 11 anni,quando sei la prima parola di un bimbo rimani con lui per la vita e infatti io sono sempre con lui.E' strano a volte essere una parola è la cosa più bella del mondo altre volte è la cosa peggiore, tocchiamo il cielo e scendiamo negli inferi. E' bellissimo quando fai ridere, quando ti cantano, quando sei risolutiva,quando diventi poesia, ci sono persone che con "Noi" sono davvero brave, ma brave nel vero senso della parola, non brave come i politici o gli avvocati che non sono bravi con "Noi" sono solo "spacciatori" di parole, le persone realmente brave sono i cantanti ovvio non tutti, i poeti,gli scrittori anche se alcuni ci sfruttano come delle risorse minerarie, non c'è la cultura del rispetto per le parole.Una cosa terribile che ci succede è rimanere intrappolate nella testa delle persone, mamma mia che cosa terribile è una specie di tortura,alcune volte fa ridere perchè chi ci tiene intrappolate è solo molto timido e non riesce a liberarci altre volte invece è più dura perchè magari restiamo intrappolate per tutta la vita e non veniamo mai dette ma giriamo sempre nella testa come in una specie di girone infernale.Qualche volta capita anche che veniamo "rimangiate" ed è una cosa strana, non saprei se definirla positiva o negativa come ho già detto con "Noi" non esiste questa distinzione.Voglio tornare a parlarvi di Federico, con lui ne abbiamo passate tante,si perchè lui è un bimbo,ormai un ragazzino, diverso."Diverso" è una di quelle parole strane, si quelle che vogliono dire tutto e niente, si usa con cautela,si usa per comodità, dire diverso vi risparmia il tempo di pensare,allo stesso tempo però è una parola che vi fa paura.Scusate ora devo andare.Alla prossima.

Offensive di Pace


"Combattere per la pace è come fare l'amore per la verginità" (John Lennon)

La guerra c'è sempre stata. Da che mondo è mondo, l'essere umano ha sentito lo strano bisogno di prevaricare, di sottomettere, di "espandersi" constringendo altri sui simili a "ritirarsi". Da quando Caino dette il benservito ad Abele, come sostengono i credenti, la guerra ha infestato questo pianeta e spesso è stata fratricida come in quel biblico caso.
Non amo essere celebrativo e per questo motivo ho scelto questo periodo, lontano da anniversari o fatti di cronaca, per esporre il mio pensiero.
Non credo si debba dissertare ancora sulla guerra: solo gli estremisti o i folli possono parlare di "giusta guerra", però voglio soffermarmi sulle missioni di pace. Lo scorso 17 maggio le truppe italiane sono state "vittima" dell'ennesimo agguato da parte dei talebani nella zona di Bala Murghab. Ora io mi chiedo: per quanto tempo ancora dovremo lasciare lì "i nostri ragazzi" a fare da bersaglio mobile ai talebani?
Non voglio sapere se questa guerra, come le altre del resto, è mossa da motivi politici ed economici. Non desidero sapere se sia figlia di una colossale bugia o di un'operazione effettivamente dovuta. Voglio solo capire perchè ancora si debba protrarre la permanenza delle "forze di pace" nei vari territori dove si annidano i presunti terroristi con le loro, altrettanto presunte, armi di distruzione di massa. Qual è lo scopo, oltre quello di far aumentare ancor di più
il numero delle perdite umane, di una così ostinata volontà di imporre la nostra presenza ad un popolo che adesso deve percorrere il suo cammino?


Non ho risposte, ho solo domande: le risposte non vengono ascoltate, le domande aiutano a riflettere!

martedì 13 luglio 2010

Parolandia



Il titolo è banale, lo sò. Ho voglia di scrivere un racconto, uno un pò particolare però, un racconto è fatto di parole e questa volta voglio dare "voce" proprio a loro. E' un esperimento.Ogni lunedì scriverò un pezzo di racconto. Questa settimana ne scriverò due o tre per iniziare.

Enjoy it


Salve sono una parola,non vi deve interessare quale, solo una qualunque. Vivo nel paese delle parole, un paese enorme con una popolazione enorme, eh si noi parole siamo tante più dei cinesi, da quello che sò i cinesi sono tanti.Vi chiedete com'è il paese delle parole? Bhè che dire? E' strano, è un gran casino, non ci sono "buoni o cattivi", si noi parole non siamo "buone" o "cattive" dipende da come veniamo usate da Voi esseri umani,alcuni ci usano per ferire. Nel nostro paese ci sono delle parole che sono dorate,di un dorato quasi accecante, sono le cosidette BIG. Quelle parole importanti piene di significato ma non definibili, voi umani le usate parecchio, alcune volte anche a sproposito ma vi piace riempirvi la bocca con loro, vi va sentire importanti.La nostra è una vita difficile, veniamo sballotate da voi umani. Fin da piccolini ci usate, si noi siamo la prima cosa che si ricorda e a volte siamo anche l'ultima. E' bello essere la prima parola di un bimbo,portiamo allegria, vediamo le faccie contente dei genitori, un pò meno bello è essere l'ultima parola di qualcuno hai un compito enorme, ma noi parole siamo abituate ai compiti difficili, voi umani vi affidate a noi per i compiti più difficili. A volte però siamo davvero inutili.Torniamo ai bimbi, il loro rapporto con noi è il migliore è spontaneo loro non hanno paura di usarci, ci usano e basta e anche quando ci dicono male facciamo ridere se invece un adulto ci dice male rischia di non far ridere ma di far danni. Uh quanti danni ho visto fare dagli adulti perchè ci hanno detto male. Non nè parliamo. Io sono stata la prima parola di un bimbo, mamma mia che emozioneee!!!! Il mio bimbo è un maschietto, bello cicciotto rosso di capelli, un vero birbantello.Ha impiegato tantissimo tempo a dirmi, facendo anche preoccupare i propri genitori.Ma vi racconterò il resto la prossima volta, ora devo andare uno di voi mi ha chiamata.

mercoledì 7 luglio 2010

Andiamo Oltre



Sono in un periodo un pò incasinato, sto preparando un esame all'università, un esamaccio.Questo non vuole assolutamente giustificare il mio poco scrivere. Non c'è un motivo per cui scrivo poco, è così. Il mio rapporto con la scrittura è così, amore e odio. Grandissima ispirazione o zero totale, nella scrittura non ho vie di mezzo. Scrivere è una cosa che ho fatto fin da piccola, poesie, storie e poi con la crescita la scrittura è diventata un mezzo di "denuncia" di tutte le cose che mi succedevano e che non andavano bene, posso assicurare che la lista è lunga. Man mano è cresciuta la mia consapevolezza del potere della scrittura,della mia scrittura. L'apice forse l'ho raggiunto con la lettere a Giuliano Ferrara, la mia scrittura è stata potente,così potente che mi ha portato in TV. Bellissima esperienza. Ho continuato a scrivere, forse non ho mai smesso di scrivere, ho scritto su un altro blog molto bello, poi ho preso una pausetta e ho creato il mio blog. Il mio spazietto dove scrivere tutto ciò che voglio, usare i toni che voglio, avere i miei tempi, far conoscere realtà diverse magari ignorate, cercare di accendere curiosità e riflessione, prima di tutto in me stessa e poi negli altri. Credo di essere sulla buona strada, certo si può fare di più. Detto questo, che per me è importante, è importante sapere il perchè delle cose.

Voglio riprendere il discorso sulla diversità fatto da Peppe. Mi trovo perfettamente d'accordo con ciò che dice lui, l'omologazione non mi piace, non voglio essere uguale a chicchesia, voglio essere riconosciuta come individuo prima che come disabile. Usare le categorie è comodo, siamo dei grandi spreconi di energia elettrica e di beni di consumo ma facciamo tantissima economia mentale.Non dobbiamo fare alcuno sforzo, è già tutto lì, non dobbiamo far altro che recitare il copione. Il copione tra normodotato e disabile recita così: Il normodotato si irrigidisce alla vista del disabile, si domanda se è in grado di capire di parlare, non ha la minima idea di cosa dire, accenna un sorrisetto e magari un "Ciao" poi sposta rapidamente lo sguardo e tira un sospiro di solievo. Il disabile attende come un gatto la preda, rimane serio in attesa della mossa sbagliata, non parla per primo attende e alla fine conferma la sua teoria che la gente non lo integra. Questo è ciò che accade solitamente certo non sempre, ma molte volte è così. Questo crea un circolo vizioso, per cui ognuno conferma le sue tesi. Non c'è cosa peggiore molte volte delle conferme. Per spezzare questo circolo bisogna chiedere e rispondere, bisogna abbandonare il copione e improvvisare, bisogna fare un piccolo sforzo e andare OLTRE! Certamente non è facile ma posso assicurare che è possibilissimo.Andiamo OLTRE.

venerdì 2 luglio 2010

Uguale a te? No, grazie!



Ieri, visionando un video sulla disabilità, o meglio, su una presunta richiesta di uguaglianza tra "normoabili" e disabili, mi sono sinceramente urtato, nonchè offeso.
Io faccio, o potrei fare, tutto quello che fa un normoabile medio (ovvio, non mi paragono a sportivi o artisti) e adesso ve lo dimostro.
Un normoabile cammina? Anch'io. Lui sulle gambe, io sulle ruote.
Un normoabile nuota? Anch'io... almeno prima della tracheotomia (che non mi è indispensabile).
Un normoabile guida un'auto? Anch'io posso, mancano i soldi per l'acquisto della vettura, ma potrei (i soldi non dipendono dalla disabilità).
Un normoabile fa sesso? Anch'io, in modi e posizioni diverse, ma non mi astengo.
Un normoabile si veste, va al bagno, si lava? Anch'io, ma con l'aiuto di chi pago o di chi mi vuol bene. Apriamo una piccola parentesi: al mondo centinaia di migliaia di normoabili, sia uomini che donne, sono costretti a pagare per ottenere affetto, sesso o ascolto. Ergo se io pago per essere pulito e vestito, ciò non mina la mia autostima, cosa che invece accadrebbe nei sovracitati casi.
La verità è che io compio tutte queste azioni in maniera diversa, perchè siamo diversi!
L'ultima frase del video è quella che mi ha davvero infastidito.
Cito: "L'unica differenza tra noi (normoabile e disabile) è che tu mi vedi diverso, io ti vedo uguale a me. "
La cosa che mi irrita è che, nascosta in questa frase, ci sia una supplichevole richiesta di uguaglianza.
Io non voglio essere come un normoabile! Io voglio essere me stesso!
Perchè questa rincorsa alla normalità (ammesso che esista)? Perchè cercare l'omologazione? Perchè rinnegare se stessti?
Siamo diversi, tutti, e meravigliosi in quanto tali.
Credo che questo sia uno dei motivi per cui i disabili non riescano ad emergere nella società. Proprio per questa insana voglia di essere "confrorme al parametro".
Avrete notato che ho parlato solo ed esclusivamente in prima persona. L'ho fatto proprio per evitare di generalizzare e per conservare la mia singolarità, ma credetemi se vi dico che conosco tanti disabili che non hanno nulla da invidiare ad un normoabile.
Prima tra tutti la nostra Anita!