giovedì 24 giugno 2010

Cosa vuoi per te?

Il giudice della corte suprema Chris Kourakis, South Australia, ha concesso a una donna di morire attraverso la sospensione dei trattamenti sanitari. Per il giudice australiano il rifiuto delle cure non è assimilabile al suicidio. E’ la prima volta che un tribunale dello Stato decide l’immunità per i medici che si astengono dal curare un paziente che, liberamente, sceglie di morire.

L’estate porta allegria, spensieratezza ed è proprio per questo che ho deciso di scrivere di argomenti “pesanti” così vengono definiti. Certamente la morte non è un argomento “leggero” ma esiste, esiste e avviene giornalmente. Spesso è in coppia con la sofferenza. Prima o poi nella vita tutti noi abbiamo a che fare con Lei. Del resto c’è anche un modo di dire che recita “Sicuro come la morte”, eh si perchè la morte è una certezza. Non voglio essere in stile Emo, voglio cercare di portarvi a riflettere, a mente “calda” non fredda, si ragiona meglio con il sangue che pulsa nelle vene che non con il sangue gelato. Nel corso degli anni si sono susseguiti vari casi che riguardano la morte, o meglio la dolce morte. Welby ed Eluana Englaro come ultimi. Casi diversi certo. Non voglio parlare dei due casi specifici, credo che tutti li conosciamo abbastanza bene, tutti ci siamo fatti un opinione, ci hanno portato a riflettere, ci hanno (inspiegabilmente) diviso. C’è chi ha indossato la divisa del buon cristiano, armandosi di Verità, lasciando da parte i sentimenti di empatia verso un altro essere umano sofferente. Può esistere una Verità sul concetto di morte? Può qualcuno arreccarsi il diritto di imporre una sofferenza solo per non commettere Peccato? Evitiamo agli animali le sofferenze se sono inutili...perchè invece all’uomo le vorremmo imporre? Dovremmo riflettere sulla nostra pelle, per quando terrorizzante possa essere dovremmo chiederci cosa vorremmo per noi stessi. Dovremmo tenere la guardia alta su questi argomenti. Sappiamo com’è la situazione in Italia? Vi rinfresco la memoria.

Eutanasia
In Italia, attualmente, l’eutanasia attiva è assimilabile, in generale, all’omicidio volontario (ex art. 575 codice penale). In caso di consenso del malato, ci si riferisce all’art. 579 codice penale, rubricato come omicidio del consenziente, punito con la reclusione da 6 a 15 anni. Anche il suicidio assistito è un reato, in virtù dell´art. 580 codice penale, “Istigazione o aiuto al suicidio“.

L´eutanasia passiva viene consentita in ambito ospedaliero, nel reparto di rianimazione, solo nei casi di morte cerebrale: devono, comunque, essere interpellati i parenti dell’interessato e si richiede la presenza e il permesso scritto del primario, del medico curante e di un medico legale. In caso di parere discordante fra medici e parenti, si va in giudizio e in questo caso è il giudice a decidere.

Testamento Biologico

Ancora non esiste una norma sul testamento biologico. Il 9 febbraio 2009, giorno in cui è morta Eluana Englaro, al Senato della Repubblica si stava discutendo il Disegno di legge n.1369 (Decreto Calabrò) che avrebbe dovuto disciplinare la materia. Il testo non era largamente condiviso, in particolare trovava forte opposizione l’articolo 3 del disegno di legge. Con quest’articolo s’imponeva a tutti i medici, anche contro la volontà dei pazienti che avevano esplicitato una scelta diversa, l’obbligatorietà della nutrizione e dell’idratazione artificiale. I medici si sarebbero trovati costretti a scegliere fra il rispetto del codice deontologico (che impone loro di rispettare la volontà del paziente), oppure la legge. Inoltre, tale articolo avrebbe causato conseguenti contenziosi giudiziari fra famiglie e sanitari.

Dispute, polemiche e dibattiti accesi, di colpo furono smorzati dalla sopraggiunta notizia della morte di Eluana, facendo ripensare il gruppo di maggioranza parlamentare sul da farsi. Così optarono per il ritiro del disegno di legge. Poi un lungo silenzio durato circa un anno.

Intanto la Chiesa cattolica ha informato che si dichiarava favorevole a una legge purché depotenziata, priva cioè di qualsiasi riconoscimento del diritto all’autodeterminazione. Con qeste indicazioni, alla fine, sul cosiddetto “ddl Calabrò”, che già recepiva gli orientamenti della CEI, è stato trovato l’accordo. Approvato rapidamente prima dalla commissione sanità del Senato, poi dal Senato stesso, con 150 voti favorevoli, 123 contrari e 3 astenuti, è passato all’esame della commissione affari sociali della Camera e, il 12 maggio 2010, è stato approvato senza sostanziali modifiche. Il disegno di legge è ora in attesa di essere discusso dall’assemblea di Montecitorio.

Per ovviare a questo vuoto legislativo, molte associazioni hanno elaborato un proprio modello di testamento biologico. Il Consiglio Nazionale del Notariato ha attivato a spese proprie un Registro per la conservazione dei testamenti biologici e ha dato incarico ai Consigli Distrettuali di predisporre elenchi di notai disponibili a riceverli. Rispetto ai moduli fai-da-te, i testamenti biologici sottoscritti davanti al notaio hanno il valore aggiunto della certezza della provenienza certificata. Ogni cittadino può dunque telefonare al Consiglio Notarile della propria città per sapere quali sono i notai disponibili, e sceglierne uno.

In seguito, diversi comuni hanno deciso di istituire registri analoghi. Queste approvazioni sono quasi sempre scaturite da petizioni sottoscritte dai cittadini: i circoli territoriali UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) hanno spesso promosso e contribuito alla raccolta delle firme.

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